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Il Grand Tour

  • Immagine del redattore: Giramondo
    Giramondo
  • 22 gen 2019
  • Tempo di lettura: 4 min

Oggi viaggiare risulta un’esperienza accessibile a tutti, o a quasi tutti, un ambito che apre diverse porte non solo a chi desidera esplorare e scoprire vari luoghi del mondo, ma anche a coloro che del viaggio decidono di farne una carriera, fonte di guadagno. Tuttavia, l’esperienza del viaggio non è da sempre concepita secondo un ideale massificato, per il quale la maggior parte delle persone ha la possibilità di goderne e soltanto a partire dal secolo scorso sono cominciate a sorgere forme diversificate di viaggio; oggi, infatti, si viaggia non solo per il classico motivo di piacere, ma anche, tra gli altri, per motivi di lavoro, studio, salute e persino per motivi religiosi. Un tempo il viaggio era un’esperienza che solo pochi potevano permettersi, i più privilegiati, possidenti di grandi ricchezze e appartenenti all’aristocrazia europea: il cosiddetto Grand Tour.

Il termine “Grand Tour”, ovvero giro turistico, fu usato per la prima volta da Richard Lassels nella sua opera “Voyage and Complete Journey through Italy” pubblicata a Londra nel 1670. Il Grand Tour era un viaggio nelle principali città europee fatto da giovani di ricche famiglie inglesi come completamento della loro istruzione, ma non solo, infatti erano interessati a questo fenomeno anche artisti e collezionisti d'arte. Quest'ultimi si recavano soprattutto in Italia – per esempio a Venezia, Firenze, Roma e Napoli – perché erano città che, attraverso lo studio dell'architettura classica o la visita delle più importanti rovine dell’Impero Romano, permettevano loro di ampliare le conoscenze artistiche e culturali e di formarli in una esperienza di vita del tutto nuova. I viaggiatori, in particolare quelli inglesi, tornati in Patria dopo alcuni mesi o addirittura molti anni, portavano con sé ricche collezioni di opere d'arte, oggetti in marmo e bronzo, e quadri che rappresentavano soggetti classici. A partire dal '600 la Sicilia entra tra le tappe di questo tour, diventando tappa costante e non più soltanto sporadica di viaggiatori tedeschi, inglesi, francesi, polacchi, i quali cominciano a confrontarsi con i grandi temi dell'arte e della bellezza, fino ad essere definita «il giusto completamento di un tour anche spirituale». I mezzi di trasporto erano diversi, c'è chi preferisce andare a piedi come Seume che a inizi ‘800 scrive «chi va a piedi antropologicamente e complessivamente vede molto di più di chi va in carrozza» e non era l'unico; come lui, Hessemer, procedeva a piedi non solo per motivi economici, ma anche per avere un contatto immediato con la realtà apprezzando meglio le bellezze naturali. I viaggiatori più ricchi prediligevano la lettiga, in quanto la ritenevano più sicura e questi sono gli anni più prosperi del Grand Tour, la cui buona riuscita dipendeva anche dal mezzo di trasporto. A tal proposito, è la carrozza il simbolo del Grand Tour, che con il passare del tempo venne a migliorare le proprie caratteristiche. Tuttavia, sebbene fosse il mezzo rappresentativo, non era il più confortevole. Si aveva la possibilità di scegliere i posti all'interno o all'esterno, ma entrambi avevano dei lati negativi: «all'interno oltre a provare un senso di asfissia si doveva anche assistere alle liti tra i passeggeri; all'esterno, invece, si doveva sopportare la polvere, il vento e a volte anche il freddo».

Verso la metà dell'Ottocento si assiste a un primo slancio di modernità, nasce, infatti, il sistema ferroviario, il quale, seppur con molte critiche, genera un incremento dei viaggi verso il Sud, d’altro canto, però, va scemando l’idea primordiale del Grand Tour, soppiantata dalla predilezione per agi e divertimento. Anche il padre Johann Caspar Goethe partì per il suo Grand Tour nel 1739, ma a quell'epoca la Sicilia non era ancora meta di viaggi, dunque egli compì il tradizionale giro che lo condusse da Venezia a Bologna, da Roma a Napoli, allora culmine di quasi ogni viaggio in Italia. Di tale giro in seguito scriverà un 'ampia relazione sul suo viaggio “Viaggio per l'Italia fatto nel anno MDCCXL”. Come il padre, anche il figlio, Johann Wolfgang von Goethe, nel 1816, pubblica l'opera "Viaggio in Italia", nella quale trascrive in maniera dettagliata tutti i suoi appunti presi durante il viaggio.

Oggi l’attività del viaggio viene generalmente tradotta in fenomeni legati al mondo del turismo, infatti attualmente quest’ultimo non è altro che “un modo rammollito di viaggiare” e il turista non si definisce più come mero viaggiatore, bensì come colui che valorizza l’esperienza del viaggio, che sa andare al di là di una curiosità superficiale e che quindi non si limita a guardare.

L’evoluzione del viaggio è legata anche al fatto che già a metà dell’Ottocento, durante i viaggi organizzati da Thomas Cook, iniziò a farsi sentire l’esigenza di intraprendere un percorso nuovo ed unico nel suo genere, in grado di distinguere l’esperienza di un viaggiatore da quella degli altri, allo scopo di avvalorarne, in tal modo, il fine. Anche il termine «turista», che pur inizialmente era usato come sinonimo di viaggiatore, cominciò così a essere utilizzato per operare una distinzione fra la nuova prassi di «andare in giro» per svago e curiosità e l’arte del viaggiare vera e propria. Tuttavia, per ovvie ragioni, è ancora difficile stabilire chi sia il turista, chi il viaggiatore e a sua volta quando queste figure siano nate.

È anche importante evidenziare come il viaggio abbia sempre avuto tra le sue principali caratteristiche il fatto di ampliare gli orizzonti della mente, di far crescere e maturare, di far aumentare il desiderio di cercare mete sempre più esclusive e ciò non è una novità, al contrario si tratta di un’attività intrinseca alla storia del viaggio e alla sua evoluzione.

È ormai noto che gli aristocratici volessero elevarsi e distinguersi da coloro che appartenevano a classi sociali inferiori alla loro, pertanto era necessario cercare altre destinazioni e altre pratiche turistiche. A tal fine, in quegli anni si affermò una nuova sensibilità orientata all’apprezzamento del sublime e alla scoperta della potenza suggestiva della natura, le cui parole chiave che descrivevano a pieno titolo questo tipo di esperienza, la quale si conciliava alla perfezione tra esplorazione e turismo, erano coraggio e abilità.


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© 2019 by DEBEMA.

Desirée Giusa,

Benedetta Lo Monaco,

Marzia Vaccaro.

Creato e prodotto con Wix.com

CATANIA, Sicily.

Università degli Studi di Catania,

CdL in Formazione di operatori turistici.

A.A. 2018/2019

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